Un “assaggio” di Storia

Sapete che anche da noi ci furono i pirati?

…E che, in un certo senso, lo dobbiamo a loro se in un ridente cittadina, che si affaccia sul mare Adriatico, cinta da una lussureggiante pineta e dalle famose solite, ci sia un Deserto? Stupiti, vero?

Tutto cominciò in un’epoca storica non così lontana da perdersi nella memoria, ma abbastanza per diventare leggenda. A quel tempo non c’erano molti denari e ricchezze, tuttavia nel paese la gente lavora, e anche sodo, nelle saline che gravitano almeno un tozzo di pane.

Questo sale creava un commercio così redditizio per la chiesa che attirò un gruppo di improvvisati pirati.
I Filibustieri presero possesso di una chiesetta abbandonata, il Casello del Diavolo, ai margini delle saline e iniziarono le loro scorribande. Non solo ai pirati era giunto all’orecchio il valore dell’oro bianco, ma anche in un paese sulle colline di Cesena, Roncofreddo, o se no a Ciola, laggiù “in Tlurgoûn”, dove abitavano due baldi giovani, Armando e Mafalda, non si parlava d’altro. Entrambi, armati dalla voglia di avventurarsi in qualcosa di veramente nuovo per l’epoca, con la loro forza d’animo e il desiderio di conoscere quel luogo lo raggiunsero. 

Quel paese era Cervia.

Giunti sul posto, aprirono una piccola pensione come copertura alla loro vera intenzione: strappare il Casello del Diavolo ai Pirati. Non volevano che si conoscessero le loro vere intenzioni, la gente di montagna – si sa – è diffidente, perciò per un po’ condussero una vita normale: misero su famiglia in quella pensioncina, la pensione Loretta, e nel frattempo Armando scrutava la situazione e attendeva il momento giusto per agire.
L’uomo non sapeva come fare con quei pirati avidi e pericolosi, seppur un po’ ignorantoni che lo spaventavano, ma ben presto il destino ci mise lo zampino.
Armando era innamorato del terreno adiacente al covo: non c’era proprio niente, ma di là dal canale quel casello…Il loro sogno. “Quel Casello dev’essere mio” pensava ogni giorno l’uomo.

Così, tempo dopo, portò i suoi tre figli e la moglie in quel campo a giocare.

Si divertirono un sacco: Mafalda raccolse molte cose buone, asparagi, erbette da cucinare, rucola e tanti fiori per allietare la tavola; Gigliola e Loretta, le due figlie maggiori, avevano portato la farina, l’acqua e una tavolozza di legno per fare dei pasticci; -e Roberto, il piccolo della famiglia? Era il più vispo e birichino dei tre e, quando poteva, ne combinava sempre una delle sue. Quel giorno riuscì a farne una proprio grossa: giocando agli indiani, in qualche modo, rubò i fiammiferi al padre e accese un piccolo fuoco per danzarci attorno.

 Questo piccolo fuoco non bruciava bene e faceva tanto fumo che finiva tutto verso il covo dei pirati innervosendoli, poiché non sapevano da dove venisse.
Roberto, pensando di fare una cosa giusta, metteva sul fuoco sempre più erba provocando sempre più fumo. Il piccolo continuava a danzavi intorno facendo versi degni del più grande capo tribù mai esistito e i pirati, superstiziosi, cominciarono a pensare che si trattasse di spiriti maligni dato che vedevano solo fumo e udivano solo versi. All’improvviso Mamma Mafalda si accorse del fumo e cominciò a correre e ad urlare portando con sé delle sterpi per battere il fuoco.
Anche Gigliola, Loretta e Armando accorsero urlando e successe così un gran parapiglia: chi spegneva il fuoco, chi tirava le orecchie al povero Roberto.

In tutta questa confusione i pirati scapparono via, sopraffatti dalla paura di chissà quale diavolo o maledizione lasciando campo libero ad Armando.

Quando la situazione si calmò la famiglia era stanca ed affamata e non sapeva proprio cosa fare. Mafalda allora si armò della sua grande iniziativa: prese i pasticci di farina delle figlie, le erbette che aveva raccolto, li mise sulla brace del fuoco acceso da Roberto, aiutandosi con delle canne raccolte da armando cucinò il tutto e così si sfamarono. Per armando quello fu il luogo speciale dove costruire il futuro della propria famiglia, proprio lì, in quel deserto, dove avevano trovato il cibo della vita e la gioia di stare assieme. Si trasferirono nel loro amato casello e da lì cominciò la costruzione di quel Deserto che oggi è in mano a Roberto, il più vispo e birichino dei tre. Il deserto è la prova che, quando si semina un buon seme, anche il luogo più avaro e duro può regalare i fiori più belli.

Se i pirati non fossero stati lì e Armando non fosse stato attirato da quel covo e Roberto non avesse acceso quel fuoco, forse Cervia non avrebbe avuto il suo Deserto.

Ogni Riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale.

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